Il Progetto

Il Teatro è un’esperienza collettiva, sia per chi lo vede che per chi lo fa. L’individualismo del cieco mercato italiano, ha portato ad una oggettiva paralisi produttiva e ad una difficilissima crescita di carriera attoriale. Le grandi produzioni inseguono solo il nome di richiamo e lasciano (e non sempre) i ruoli minori agli attori non famosi, anche se spesso molto più affidabili dei “Big”. Non esiste più nessuna produzione disposta ad investire su gruppi o progetti, quindi, con la dipartita del “big” di adesso, si va incontro ad un inevitabile “buco” di chiamata. Se non c’è vivaio, non c’è crescita e non si coglieranno mai i frutti. In passato, l’aggregazione di talenti ha permesso l’affermazione delle grandi compagnie di oggi: Elfo, Archivolto, Tosse, De Lullo, Patroni Griffi (…). Oggi questa necessaria coalizione di talenti, non esiste più. Ognuno pensa solo a “farcela” individualmente, dimenticando, appunto, che il teatro è una straordinaria esperienza collettiva, sia per chi lo vede che per chi lo fa.
La Co-Produzione “in Caratura” è una pratica produttiva già ampiamente collaudata e in uso, all’estero. Specialmente in campo cinematografico. Gran parte della produzione di film indipendenti, si basa su questo semplicissimo e provvidenziale assioma: fare un film costa 100 – io non ce li ho – mi servono 10 attori – se ogni attore mette 10 arriviamo a 100 senza nemmeno accorgercene – se il film viene comprato o proiettato, il 10 % degli utili andrà a vita a ciascun attore/produttore.
Da noi, in campo teatrale, è da sempre in voga la pratica della “ripartizione degli incassi” cioè: non ti posso pagare – anticipo io i soldi di allestimento – a fine spettacolo, si tolgono dagli incassi le spese e quel che resta si divide. Su questa formula si è retto tutto il sistema del teatro NON prodotto, virtualmente Off, da cui sono uscite le migliori proposte/novità ma da cui nessuno è mai riuscito a guadagnare significativamente, anzi: spesso gli incassi non coprivano le spese e: chi ha messo sù il progetto ci rimette un sacco di soldi e …gli attori non vedono un centesimo.
La produzione “in caratura”, applicata al teatro, offre una clamorosa alternativa. Il principio è semplice: le spese di allestimento (per tre settimane di repliche, scene costumi, stampe, ufficio stampa, affitto teatro e contribuzione per 12 attori, si arriva a circa 12.000 euro di spesa certa) sono già coperte dalla quota di coproduzione, quindi l’incasso è già totalmente fruibile per la divisione. Ma c’è di più: in questa maniera, chi partecipa è proprietario a vita del progetto che, se susciterà interesse (ed essendo un progetto “pronto” potrebbe facilmente suscitarne), potrà essere comprato da teatri, festival ecc, fruttando soldi che sarebbero già guadagno individuale per tutto il cast.
Quindi, e stavolta diciamolo chiaro perché è la forza del progetto, per partecipare ad Hamlet Project, bisogna “pagare”. Anzi, più correttamente: bisogna comprarsi una quota (uguale per tutti!) dello spettacolo. Sapendo che è proprio con la somma delle quote che il progetto si potrà realizzare. Ma quantifichiamo il progetto, perché davvero non teme nessuna critica. E per quantificarlo serve una premessa generale. Roma è invasa da seminari, più o meno validi, che generalmente si svolgono per 5/6 giorni, per 6 ora al giorno. Sono aperti a molte persone e costano tra i 4 e i 600 euro. Troppo spesso lasciano il tempo che trovano, non sviluppano i contatti sperati e non hanno mai una finalizzazione pubblica (saggi o simili). 400 euro spesi per andare in pedana un paio di volte, essere seguiti molto frettolosamente e stare per lo più a guardare il lavoro degli altri, perché sono stati accettati troppi iscritti, per poter fare un lavoro serio ad personam. Sviluppando questi numeri si arriva alla non indifferente cifra di 16 euro all’ora di spesa, per l’iscritto … e di guadagno, per il docente.
Hamlet Project, non è un laboratorio e soprattutto non è un progetto per far guadagnare una persona sola. E’ uno spettacolo teatrale che, per contrastare la paralisi produttiva del nostro Teatro, sceglie la linea del FARE. Noi lo spettacolo lo facciamo, e senza dover dire grazie a nessuno. E i numeri di Hamlet Project parlano davvero da soli:
6 mesi di prove
2 prove a settimana
6 ore a prova
15 prove “intense” sotto debutto (marzo 2014)
3 settimane di repliche in uno dei più importanti teatri Off di Roma (Orologio)
Stiamo parlando di 63 giorni di prova (!!!) da 6 ore a prova. 378 ore di prove diluite in 6 mesi!!!
Per una simile portata di ore, si richiedono neanche 3 EURO ALL’ORA!!!! NEANCHE 3 EURO ALL’ORA!!!
Con 3 EURO all’ora per 378 ore di lavoro (escluse le ore di replica – quindi le ore sono ancora più!) si ottiene:
studio molto approfondito sul testo integrale
un ruolo tra i 10 personaggi che comporranno lo spettacolo (Amleto, Ofelia, Orazio, Gertrude, Claudio, Polonio, Laerte, Rosencrantz, Guildenstern, l’Attore). E in alcuni casi addirittura DOPPIO ruolo!
diritto a ripartizione degli incassi presenti e futuri
comproprietà del progetto a vita
contributi Enpals per 30 giorni (repliche e prove sotto debutto)

E’ UN’OPERAZIONE SENZA PRECEDENTI !!!

Il pagamento della quota di co-produzione sarà ripartito nei sei mesi di lavoro, in tre tranches, ogni 2 mesi. Il tutto con ricevuta e contratto regolare.

Con 3 Euro all’ora, chi partecipa produce uno spettacolo che costerebbe circa 15.000 euro … nel quale RECITA certamente, e su ruoli tra i più belli nella Storia del Teatro.

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